Marcos Andrè Batista Santos, in arte Vampeta ("piccolo vampiro"), non è una semplice meteora. E' qualcosa di più: lui è il fuoriclasse delle meteore, è il principe delle comparsate calcistiche, è il desaparecido per eccellenza. Nasce a Nazarè das Farinhas, Brasile, il 13 Marzo del 1974: tira i primi calci nel Vitoria Bahia, poi a 20 anni viene notato dal PSV Eindhoven e subito acquistato. Si fa le ossa nella Serie B olandese (VVV Venlo), poi per una stagione torna in patria, al Fluminense, per ritornare successivamente alla casa madre, in quel PSV che è ormai già nelle mani del giovane Ronaldo, dove Vampeta resta due anni vincendo scudetto e supercoppa nazionale. Sembra finita qui la sua parabola europea: nel 1998 torna in Brasile, al Corinthians, dove vince in tre anni un campionato brasiliano ed un mondiale per club. Contemporaneamente il nuovo ct della nazionale verdeoro Luxemburgo decide di rifondare sulle spalle sue e dell'ex romanista Assunçao il centrocampo della squadra carioca, orfano di Dunga. E in effetti Vampeta dispensa giocate di ottimo livello: un bel connubio di quantità e qualità, che ne fanno un protagonista della Coppa America 1999. Si mettono immediatamente sulle sue tracce Roma, Fiorentina e Inter: la spuntano l'anno successivo i nerazzurri, per la "modica" cifra di 15 milioni di dollari. La squadra, quando siamo a fine Agosto, è appena stata eliminata dalla Champions League per mano dell'Helsinborgs e sta cercando di tappare le vistose falle che il mercato estivo non è stato evidentemente in grado di sanare. Ronaldo si è ricordato dei bei tempi del PSV e ha avuto un'idea: "Chiamiamo il mio amico Vampeta!". Proposta accettata, Vampeta firma per quattro anni. Comincia la spettacolo.
"VAMPETA DI ENTUSIASMO" è il gioco di parole che la Gazzetta dello Sport propone il giorno della sua presentazione, 5 Settembre 2000. In effetti il brasiliano viene caricato di responsabilità da parte di tifosi e giornalisti: a lui il compito di mettere ordine in una squadra che già comincia ad assomigliare ad un Circo Barnum. Vampeta non sa che sarà lui il primo dei clown. Dicevamo della presentazione: ad Appiano Gentile c'è un nugolo di giornalisti, c'è Gabriele Oriali che annuncia "un centrocampista moderno, che segna poco ma lavora molto", c'è soprattutto Vampeta, che rilascia le sue prime dichiarazioni da calciatore nerazzurro. "Fisicamente sono prontissimo. Tatticamente sono duttile e anche se negli ultimi tempi ha sempre giocato da centrale non avrei problemi ad agire sulla fascia. Il campionato italiano? So che ci sono grandi pressioni sui giocatori ma credo di avere le spalle larghe". Poi un messaggio chiaro ai tifosi: "Prometto loro di pensare positivo. Voglio vincere. sempre". Glissa circa le foto che ha appena scattato nudo per una rivista brasiliana, e sul suo primo posto nella classifica dei giocatori più amati dai gay. Marcello Lippi, comunque, si fida: tre giorni dopo c'è da affrontare la Lazio in Supercoppa Italiana, e Vampeta è in campo da titolare. L'esordio fa ben sperare: Vampeta gioca bene e va anche in gol (complice, in verità, uno svarione clamoroso di Peruzzi), ma sono i biancocelesti ad alzare la Coppa vincendo per 4-3. Buona scelta da parte di Lippi, comunque, il quale tuttavia qualche settimana dopo sceglie anche di andar via, e cede il testimone a Marco Tardelli. Inizia qui il calvario vero e proprio di Vampeta: non gioca mai, ma proprio mai, per un paio di mesi (a parte qualche frazione di minuto disastrosa in Inter-Vitesse di Coppa Uefa). A Novembre, dopo tanta tribuna, il centrocampista si sfoga: "Nella mia carriera non ho mai vissuto momenti come questo. Sono stato eletto miglior giocatore del Brasile per due anni di seguito, sono titolare nella mia nazionale, per la gente del mio paese sono un idolo e in Italia non sanno chi sono. Se non c'è spazio per me, restituisco i soldi avuti fin ora e me ne torno a casa". Il magnanimo Oriali da quell'orecchio fa finta di non sentirci, ma saudade del baffuto brasiliano (a proposito: a memoria vostra, quanti brasiliani con i baffi ricordate?) aumenta progressivamente. La squadra intanto va a picco: i tifosi si chiedono se quello sbarcato a Milano sia una controfigura del centrocampista ammirato in tv con la maglia del Brasile. Nell'incertezza, la dirigenza lo spedisce via in tutta fretta: a Gennaio i nerazzurri fanno salti mortali per cederlo in prestito al Paris Saint-Germain, che per sdebitarsi offre ai nerazzurri Stephane Dalmat. Non proprio Maradona, ma l'urgenza della cessione Vampeta non permette alla dirigenza meneghina di formalizzarsi. Ma il capolavoro si compie nell'estate 2001: Moratti riprende Vampeta dal PSG e lo spedisce al Flamengo, in Brasile, in cambio un certo Adriano, allora oggetto misterioso. Esulta il popolo nerazzurro, contento di sapere Vampeta il combinaguai di nuovo a casa, dal 2002 al Corinthians, dove è nato. Ormai lontano dall’Italia, criticò Moratti di non capire di calcio, e in seguito rilasciò dichiarazioni contro la città di Milano e la stessa Parigi. Come se ciò non bastasse, la madre dei suoi figli lo denunciò per averla malmenata. Con la carriera in picchiata verso il basso, andò a giocare in Kuwait per poi ritornare nel Brasiliense e nel Goias, squadre minori brasiliani, dove sarà ricordato per aver detto che la squadra del Goias era piena di omosessuali. Vampeta nei primi mesi del 2003 si infortuna molto gravemente ai legamenti del ginocchio sinistro ed è costretto a stare fuori dai giochi per otto mesi. Ma avverte: "Farò miracoli e tornerò a giocare prestissimo!". Tanti auguri Vampeta, purché non sia in Italia.
"VAMPETA DI ENTUSIASMO" è il gioco di parole che la Gazzetta dello Sport propone il giorno della sua presentazione, 5 Settembre 2000. In effetti il brasiliano viene caricato di responsabilità da parte di tifosi e giornalisti: a lui il compito di mettere ordine in una squadra che già comincia ad assomigliare ad un Circo Barnum. Vampeta non sa che sarà lui il primo dei clown. Dicevamo della presentazione: ad Appiano Gentile c'è un nugolo di giornalisti, c'è Gabriele Oriali che annuncia "un centrocampista moderno, che segna poco ma lavora molto", c'è soprattutto Vampeta, che rilascia le sue prime dichiarazioni da calciatore nerazzurro. "Fisicamente sono prontissimo. Tatticamente sono duttile e anche se negli ultimi tempi ha sempre giocato da centrale non avrei problemi ad agire sulla fascia. Il campionato italiano? So che ci sono grandi pressioni sui giocatori ma credo di avere le spalle larghe". Poi un messaggio chiaro ai tifosi: "Prometto loro di pensare positivo. Voglio vincere. sempre". Glissa circa le foto che ha appena scattato nudo per una rivista brasiliana, e sul suo primo posto nella classifica dei giocatori più amati dai gay. Marcello Lippi, comunque, si fida: tre giorni dopo c'è da affrontare la Lazio in Supercoppa Italiana, e Vampeta è in campo da titolare. L'esordio fa ben sperare: Vampeta gioca bene e va anche in gol (complice, in verità, uno svarione clamoroso di Peruzzi), ma sono i biancocelesti ad alzare la Coppa vincendo per 4-3. Buona scelta da parte di Lippi, comunque, il quale tuttavia qualche settimana dopo sceglie anche di andar via, e cede il testimone a Marco Tardelli. Inizia qui il calvario vero e proprio di Vampeta: non gioca mai, ma proprio mai, per un paio di mesi (a parte qualche frazione di minuto disastrosa in Inter-Vitesse di Coppa Uefa). A Novembre, dopo tanta tribuna, il centrocampista si sfoga: "Nella mia carriera non ho mai vissuto momenti come questo. Sono stato eletto miglior giocatore del Brasile per due anni di seguito, sono titolare nella mia nazionale, per la gente del mio paese sono un idolo e in Italia non sanno chi sono. Se non c'è spazio per me, restituisco i soldi avuti fin ora e me ne torno a casa". Il magnanimo Oriali da quell'orecchio fa finta di non sentirci, ma saudade del baffuto brasiliano (a proposito: a memoria vostra, quanti brasiliani con i baffi ricordate?) aumenta progressivamente. La squadra intanto va a picco: i tifosi si chiedono se quello sbarcato a Milano sia una controfigura del centrocampista ammirato in tv con la maglia del Brasile. Nell'incertezza, la dirigenza lo spedisce via in tutta fretta: a Gennaio i nerazzurri fanno salti mortali per cederlo in prestito al Paris Saint-Germain, che per sdebitarsi offre ai nerazzurri Stephane Dalmat. Non proprio Maradona, ma l'urgenza della cessione Vampeta non permette alla dirigenza meneghina di formalizzarsi. Ma il capolavoro si compie nell'estate 2001: Moratti riprende Vampeta dal PSG e lo spedisce al Flamengo, in Brasile, in cambio un certo Adriano, allora oggetto misterioso. Esulta il popolo nerazzurro, contento di sapere Vampeta il combinaguai di nuovo a casa, dal 2002 al Corinthians, dove è nato. Ormai lontano dall’Italia, criticò Moratti di non capire di calcio, e in seguito rilasciò dichiarazioni contro la città di Milano e la stessa Parigi. Come se ciò non bastasse, la madre dei suoi figli lo denunciò per averla malmenata. Con la carriera in picchiata verso il basso, andò a giocare in Kuwait per poi ritornare nel Brasiliense e nel Goias, squadre minori brasiliani, dove sarà ricordato per aver detto che la squadra del Goias era piena di omosessuali. Vampeta nei primi mesi del 2003 si infortuna molto gravemente ai legamenti del ginocchio sinistro ed è costretto a stare fuori dai giochi per otto mesi. Ma avverte: "Farò miracoli e tornerò a giocare prestissimo!". Tanti auguri Vampeta, purché non sia in Italia.

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